Psicologia

Sogni antichi, letture moderne.

Sapete qual è il #sogno più antico di cui ci sia pervenuta testimonianza?Si tratta del sogno di Gilgamesh, un potente sovrano di un’antica città sumerica.Il suo sogno fu considerato tanto importante da essere scolpito su una pietra.Eccolo qui, dunque:
” Nel mezzo della notte camminavo, orgoglioso, tra la mia gente. Vi erano stelle in cielo ed improvvisamente una di queste cadde su di me.Tentai di sollevarla ma era troppo pesante. Tutti si raccolsero intorno a questa stella per baciarla”

Questo sogno ha circa 4600 anni tuttavia le analogie con i sogni moderni sono pregnanti, perchè il linguaggio con cui si esprime l’inconscio è cambiato molto meno di quello della coscienza umana. In un’ottica moderna potremmo affermare che fino al momento della caduta della stella, Gilgamesh aveva ricoperto, identificandosene completamente, il ruolo collettivo di Re Eroe.

Questa situazione potrebbe essere paragonata a quella tipica di un uomo che, con ambizione e successo, insegue un modello collettivo. In tal senso Gilgamesh ai nostri giorni potrebbe essere un uomo politico importante od una stella del cinema; qualcuno che ha percorso certe vie collettive e raggiunto la sua meta.

Considerato da un punto di vista psicologico, si tratta di una persona che, adempiendo un ruolo di potere, agisce spinta dal collettivo e, quindi, in genere, questi individui non sono molto individuati; non possiedono una conoscenza del proprio mondo interiore e consapevolezza. La stella, al contrario, rappresenta simbolicamente l’unicità della persona; ogni anima ha la propria stella in cielo.

Si potrebbe affermare che, fino al momento dell’apparizione della stella, Gilgamesh, nonostante i suoi successi di potere collettivo, non avesse fatto nulla di eccezionale, se non realizzare i tipici modelli di un Eroe. Quindi da quel momento qualche cosa sarebbe dovuto cambiare. Il sogno gli mostra che la stella gli cade addosso ed il suo peso è insostenibile; immagine che indica come il sovrano debba, ora, affrontare il suo destino di individuo unico e scelto, che fino ad ora ha eluso, nascondendosi nel ruolo di uomo ambizioso e potente. E per lui si tratta di un pesante fardello.

Fino all’istante in cui la stella gli cade addosso, Gilgamesh ritiene di essere un grande uomo. E’ un re, un eroe, la roccaforte del suo popolo. Ora, però, deve prendere atto di non essere tanto. Il sogno, pertanto, contiene un insegnamento ” Non prendere l’onore e le lodi del tuo popolo tutti per te; è la stella che porti sulla schiena che il tuo popolo venera. Bisogna che tu diventi un individuo unico. E’ questo che il popolo venera in te e, non TE”

Sembrerebbe un sogno distante dalla realtà che viviamo e lontano nel tempo; ma solo apparentemente. Nella mia attività professionale, spesso, mi trovo ad accompagnare le persone a ricongiungersi con la loro “stella” perduta; comprendere quale sia la loro strada e la via per un’autentica realizzazione personale, invece di procedere per inerzia lungo il sentiero già tracciato, che tutti gli altri seguono. “Gli uomini hanno sempre avuto la tendenza a proiettare l’ unicità e grandiosità del proprio essere interiore su personalità esterne, asservendosi ad esse, diventandone devoti servitori, ammiratori, emuli. E’ molto più facile limitarsi ad ammirare una grande personalità…. Tutto questo è ben più facile che seguire la propria stella”

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